Una delle difficoltà che mi trovo più spesso ad affrontare nei primi incontri con i miei clienti riguarda la scelta della piattaforma digitale da usare per il proprio business. Sembra che per tutti sia obbligatorio essere ovunque.
Questo perché si sceglie la piattaforma su cui aprire un account molto prima di definire quali sono gli obiettivi che si vogliono raggiungere con i social.
È un errore.
Prima gli obiettivi.
Poi il canale che ti permette di raggiungerli. Perché ogni canale social ha le sue peculiarità e le sue regole di funzionamento.
Qui c’è una piccola guida, molto basica e stringata, per dare giusto un’idea, di quali obiettivi si possono raggiungere e con quali piattaforme social. Buona lettura!
A cosa serve Instagram
Instagram ti permette di creare una community di follower (se le tue intenzioni, il tuo budget e le tue risorse in generale prevedono un lavoro costante da vero e proprio influencer). Di raccontare il tuo brand con contenuti digitali – per il momento principalmente video – che però rispondano a requisiti imprescindibili di intrattenimento e informazione.
Ti permette anche di fare campagne pubblicitarie, promuovendo i post anche se non hai un account pubblicitario nel Business Manager di Facebook, o di vendere i tuoi prodotti collegando il tuo e-commerce.
Che cosa non puoi fare? Non puoi fare pubblicità se non a pagamento.
La frase che mi sento dire più spesso? Facciamo un post per pubblicizzare questa cosa. No: un post non pubblicizza proprio niente. Una campagna pubblicizza qualcosa: un post raggiunge solo una piccola parte di chi già ti segue, come puoi pensare di chiamarlo pubblicità?
Ma allora a cosa serve un contenuto (che sia un post, un reel o una storia) su Instagram se non a fare pubblicità?
Serve a raccontarti in un modo che possa incontrare il tuo pubblico ideale, farlo innamorare del tuo negozio, dei tuoi servizi, del tuo ristorante. Così ti seguirà, interagirà con te, potrà taggarti nei suoi contenuti e darà all’algoritmo di Instagram informazioni preziose sul tuo pubblico.
Serve anche da incubatore per tutte le tue informazioni: con le storie in evidenza puoi creare un menu proprio come se fosse un sito web. Quando qualcuno va nel tuo feed (il tuo profilo Instagram) ha tutto a portata di mano per sapere dove sei, chi sei, come contattarti, seguire i link che metterai nella biografia.
Infatti, Instagram serve anche a dirottare gli utenti sui contenuti del tuo sito web, perché nelle storie puoi mettere dei link (non mettere link nelle caption, i testi dei post e dei reel, perchè non sono cliccabili e non si possono vedere).
La seconda domanda che mi sento fare più spesso?
A che ora è meglio pubblicare?
Su questo magari farò un articolo a parte ma intanto ti do questo spoiler: se il tuo contenuto è di valore, qualunque ora va bene. Se il tuo contenuto è inutile o banale, allora nessuna ora va bene.
A cosa serve Facebook
A cosa serve Facebook che lo usano solo i vecchi? Allora, intanto io lo uso ancora, quindi ridefiniamo il concetto di vecchi. Poi: sicuramente Facebook ha un pubblico più agée, ma se quello è il TUO pubblico allora non trascurarlo.
La pagina Facebook (mi raccomando, la pagina: il profilo è personale, ma un’attività deve avere una pagina. Vedo ancora istituzioni, negozi e altre imprese che hanno un profilo privato invece di una pagina) serve a dare informazioni su posizione, orari, link del sito quando c’è. Serve a condividere risorse esterne come gli articoli del nostro blog o altri link pertinenti al nostro lavoro. O risorse interne, come gli articoli del tuo blog.
Ti dà la possibilità di creare gruppi, privati – quindi più esclusivi per la tua community – o pubblici.
Serve per fare campagne pubblicitarie strutturate con diversi obiettivi: raccolta dati, copertura, click su un link (sono solo alcuni degli obiettivi che puoi scegliere per le tue campagne), vendita di un prodotto o servizio.
Personalmente trovo Facebook poco interessante, a parte le opportunità di fare campagne pubblicitarie mirate, ma i piani editoriali dei miei clienti mi smentiscono spesso. I post in organico (quelli non a pagamento, i post normali per intenderci), hanno spesso una buona risposta di pubblico e generano commenti più facilmente che su Instagram.
LinkedIn: solo per le aziende?
Sì e no. Mi spiego meglio. LinkedIn è un social in cui si parla di lavoro, in cui si fa networking, in cui le aziende possono fare pubblicità o recruitment. Di conseguenza LinkedIn ha bisogno di un piano editoriale pensato ad hoc e, se non si hanno le risorse per farlo, è inutile pubblicarci sopra gli stessi post di Instagram perché si rischia davvero di fare una brutta figura.
LinkedIn può essere usato per rendere più forte e autorevole il nostro personal brand, le nostre competenze. Con quello che pubblichiamo qua sopra dobbiamo dimostrare di saperne davvero tanto. Altrimenti meglio tacere.
Un altro punto importante: anche su LinkedIn ci sono i profili personali e le pagine aziendali. Ecco, se i profili personali dei dipendenti di un’azienda non sono attivi e interessanti, anche la pagina aziendale ne risentirà.
LinkedIn ti permette di pubblicare articoli, ma se hai già un blog aziendale, fai attenzione! Sia gli articoli di LinkedIn che quelli del sito sono indicizzati da Google: e un contenuto duplicato è penalizzato (e sarebbe meglio non fosse il sito). Io consiglio di prediligere sempre il blog aziendale.
E poi non dimentichiamo che LinkedIn serve per trovare lavoro, trovare professionisti, trovare contatti. Io stessa sono stata più volte contattata su LinkedIn per lavoro anche se non lo stavo cercando.
Però ecco: se hai un negozio di arredamento LinkedIn ti serve solo se hai le risorse per pubblicare contenuti di valore sul tuo settore. Tendenze, notizie, consigli: materiale che ti regala autorevolezza e competenza, così, magari, quando vorrai vendere un corso di interior design avrai una buona base da cui partire. Non sarebbe un piano editoriale che ti farebbe entrare gente in negozio da subito, ma rientrerebbe in una strategia futura di diversificazione della tua offerta. Ma questo, come detto, richiede molte risorse, sia che gestisca tu il tuo piano editoriale, sia che lo affidi a un professionista, al quale non potrai comunque mai sbolognare tutto il lavoro.
E Pinterest?
Pinterest ha l’incredibile vantaggio di portare direttamente il pubblico sul tuo sito. Cliccano sulla foto e poi hanno il pulsante visita che li indirizza direttamente lì.
I problemi sono due. Pinterest è un social basato sull’immagine, sulla fotografia. C’è qualche video oggi ma le foto rimangono preponderanti, non ha fatto come Instagram che ha ceduto su tutta la linea. Quindi, se le tue foto non sono perfette o originali lascia perdere. E poi hai davvero una concorrenza spietata e crescere è molto difficile.
C’è da dire che se riesci a creare dei contenuti bellissimi per Instagram puoi usarli anche su Pinterest, risparmiando tempo e risorse.
Con Pinterest puoi anche fare campagne pubblicitarie, ideali se hai un e-commerce.
Google è un social?
Il Profilo dell’attività su Google non è un social vero e proprio ma bisogna prendersene cura come se lo fosse.
Per prima cosa bisogna rivendicare la propria attività su Google. Basta scrivere su Google Maps il nome della nostra attività e, se compare, cliccare su Sei il proprietario di questa attività? e seguire la procedura. Se l’attività non esiste, allora bisogna crearla.
Poi si inseriscono tutte le info come orari, posizione corretta, contatti etc. Si possono anche pubblicare post, prodotti con link alla relativa scheda e-commerce e, importantissimo, rispondere alle recensioni! E ottenere un link da inviare, ad esempio con WhatsApp, per chiederle direttamente ai clienti.
Gli utenti possono anche mandarti dei messaggi.
Tutto questo serve a dire forte e chiaro a Google che ci siete, che esistete, così quando qualche utente farà ricerche sul vostro settore, Google sarà invogliato a proporre il vostro profilo come risposta.
Youtube
Quando ha senso investire risorse per pubblicare contenuti su Youtube? Quando ti servono a raggiungere i tuoi obiettivi. Faccio l’esempio di un cliente. È un’azienda che produce impianti e per ogni impianto produce un video che ne illustra il funzionamento in un’ottica rivolta al cliente che le acquista.
I video sono pubblicati con testi corretti ma non è coinvolto nessun tipo di pubblicità e non hanno visualizzazioni altissime.
Ha senso farli allora?
Per questa azienda sì: i video diventano contenuti che si possono pubblicare anche su LinkedIn e sono link che si possono inviare per mail o messaggio a potenziali clienti, agenti e fornitori.
Ma non consiglierei mai a una fioraia di aprire un canale Youtube. A meno che non si senta a suo agio davanti alla telecamera, e abbia una strategia. Che potrebbe essere creare una serie di video in cui racconta le piante, come prendersene cura, i segreti del suo mestiere, come si fa un bouquet perfetto.
Lavorando in modo da crearsi un pubblico di appassionati follower allora può pensare di vendere corsi online su come si diventa fiorai.
L’ho fatta molto semplice, ma è per indicare che se il canale Youtube non ha una finalità misurabile che rientra in una strategia più ampia allora meglio lasciar perdere.
Io mi occupo principalmente dei social che ho elencato, ma ce ne sono tanti altri.
TIK TOK, THREADS, TWITTER (ora X), WHATSAPP, TELEGRAM.
Ricordati che la scelta su quali usare, se sarai tu a gestire in prima persona i tuoi social, dovrà tenere conto anche di un altro fattore importante: il tuo divertimento. Sì, perché se i social non ti divertono neanche un po’, se li percepisci solo come un mattone che ti pesa sullo stomaco, allora forse sono altre le strade che ti consiglio di tentare, come il blog, la newsletter o la pubblicità offline.
Lo scopo originario dei social è di mettere in contatto le persone. Ovviamente oggi non è più così, o non è solo così. I social sono diventati un potentissimo strumento di controllo, di pubblicità, di confronto, influenzano le elezioni di un paese e sembrano tirare fuori il peggio di noi.
Ma usarli per lavoro ci dà la possibilità di rimetterli al loro posto e di farci qualcosa di bello. Basta non lasciarci prendere dall’ansia. Il numero dei follower (che se non sei un influencer che te frega), l’ora in cui pubblicare, oddio nessuno ha risposto al mio sondaggio, la mia competitor ha più commenti di me.
Guardare cosa fanno gli altri per avere un’idea di come si muovono è utile solo se è un confronto che possiamo reggere psicologicamente. Per poi fare quello che riteniamo più giusto e corretto per noi, con serenità. Va bene guardare i numeri, perché sempre di lavoro si tratta e se qualcosa non funziona, allora è giusto fare dei cambiamenti.
Ma sempre con serenità, e magari facendoti aiutare da un professionista di cui hai piena fiducia.
Se vuoi raccontarmi la tua esperienza con i social, o hai domande, scrivimi, ti rispondo molto volentieri!